Seguendo l’energia dell’acqua, delle correnti digitali di Instagram e della sperimentazione visiva, che non depura solo lo sguardo da consuetudini e cliché, scatenando la grammatica dei sensi, intraprendo il mio primo viaggio scaldato dal solstizio d’estate. Approfitto della ricerca di cinque artiste contemporanee che nascono, restano o tornano nel sud dell’Italia, ri-mappandone le coordinate geografiche e culturali, insieme alla modernità della madre terra e dei rituali della sua comunità. Epurate dall’immaginario costruito da scienziati, artisti e uomini del Nord, insieme a parecchi cliché.

Scendo nella terra di confine tra la realtà e la sua trasfigurazione metafisica, lasciandomi guidare dalla poesia che da ritmo al flusso visivo e La pesatura dell’acqua di una messinese come Martha Micali, per esplorare altre visioni e narrazioni, su riti, tradizioni e culture, più a sud dell'Italia e a nord del Mediterraneo, tra streghe, sirene, lupi mannari e baronesse licantrope, utopie di bellezza (quella che salva) e delle sue origini ancestrali. Fulcro della sperimentazione visiva e concettuale di una figlia e artista del sud come Alessia Rollo, d'ispirazione anche per quella ironicamente pop di Noemi Comi, nella sua Calabria vaccinata dal pelo di chi ulula alla luna, o i travestimenti di creature aliene e alienate, figlie del complotto. Altri orizzonti del visibile, per la quasi isola italiana con più del tacco e della sua civiltà immersa nel mare Nostrum e il suo arcipelago roccioso che canta con il vento, l’acqua salata e le sirene. Capace di cambiare anche la percezione del viaggio e dell’incanto per l’anima partenopea di Claudia Mozzillo, insieme alle distanze e i confini delle terre ‘dove vanno a spasso i cani sciolti’ e d’inverno una figlia di Ischia come Federica Di Giovanni. Probabilmente anche delle nostre prossime vacanze nelle terre a sud dell’Italia e a nord del Mediterraneo.

alessia rollo, the brides of st paul parallel eyes seriespinterest icon
Alessia Rollo, The brides of St. Paul Parallel Eyes series
© Alessia Rollo

Viaggio a Sud con 5 artisti contemporanei italiani da seguire su Instagram


Distesa

e con lo guardo

portare tre orizzonti

a uno

Alessia Rollo @alesrollo www.alessiarollo.it

Ogni mio viaggio a sud continua a rivelarsi un’esperienza mistica, risvegliata dall’incontro con paesaggi, genti e culture, molto diverse dalle semplificazioni di consuetudini e cliché sedimentate nell’immaginario. Le stesse da cui riparte Alessia Rollo (Lecce, 1982), nata a un passo delle Maldive del Salento, respirando ben più dell’aria salmastra mediterranea, nel capoluogo della Grecìa Salentina, in cui ancora si tramanda l’antico dialetto grico (di origine ellenica). Dove nasce la sua ricerca, sulla ricca cultura a cui appartiene e la costante sperimentazione di nuove narrazioni, per decolonizzarne le coordinate storiche, sociologiche e visive, viziate da interessi economici e sociali. Indagini sui cambiamenti del paesaggio e della sua cultura mediterranea, che l’artista visiva estende alla rappresentazione. Purificata dalla strumentalizzazione che spettacolarizza anche la morte, mai dalla luce che accoglie altre visioni e narrazioni dei territori dell’arte. Attraverso l’impianto narrativo metaforico dei viaggi migranti di Fata Morgana, quanto la rielaborazione e documentazione dei rituali collettivi che estende a tutto il meridione con Parallel Eye, esplorando le origini antiche del rituale dei Campanacci in Basilicata, o del culto di San Gennaro nei Campi Flegrei, a partire dal fenomeno di possessione dal Tarantismo pugliese.

the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italiapinterest icon
Alessia Rollo, Parallel Eyes series, Lightbox: Chiodi, Intervento sul fotogramma del video "Stendalí" di Cecilia Mangini
© Alessia Rollo

Il progetto multimediale in progress, dal 2019 documenta quel che resta delle celebrazioni dei rituali di origine pagana, dedicando una parte dell’analisi, alla rielaborazione della costruzione dell’immaginario identitario del sud, con la manipolazione delle sue immagini d’archivio degli anni Cinquanta. Dipingendo, perforando e sovrapponendo, frame e negativi dei documentaristi della spedizione scientifica dell’antropologo Ernesto De Martino, come il "lamento funebre" di Martano di Cecilia Mangini, o le "Tarantate" di Galatina di Chiara Samugheo e Franco Pinna, la manipolazione non risveglia solo l’incanto più esoterico e spirituale della ritualità. Aspetti trascurati da chi ha studiato, classificato, giudicato e liquidato, l'universo ancestrale dell’Italia meridionale, con visioni parziali e pregiudiziali sull’arretratezza culturale di una società, lontana dagli obiettivi capitalistici del ‘miracolo economico italiano’.

the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italiapinterest icon
Alessia Rollo, i serpenti mi hanno fatta regina, Parallel Eyes series, Intervento pittorico su collage di due immagini, di Chiara Samugheo e di Franco Pinna, del rito delle donne "Tarantate" di Galatina (Puglia)
© Alessia Rollo
the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italiapinterest icon
Alessia Rollo, Incantatrice di menti, Parallel Eyes series
© Alessia Rollo

Alessia Rollo, lavora sull’analisi e la costruzione delle potenzialità documentali dei linguaggi visivi e della finzione che dice tanta verità. Capaci di visualizzare anche il legame primordiale tra uomo e natura, insieme a quello tra la donna "Tarantata" e l’acqua, efficace per 'curare' la malinconia provocata dal morso del ragno nella tradizione medievale, quanto le morse del contemporaneo, con credenze che risvegliano il senso di comunità. Una forma di cura, primordiale, culturale e artistica, amplificata dalle evoluzioni editoriali, educative ed espositive del progetto, apprezzato e premiato di Alessia Rollo, tra le 100 Women photographers of the year 2022 e le pagine del suo primo volume dedicato a WHAT WE SEE, come le opere di questo 'sguardo parallelo' anche animate per interagire con gli avventori dei monumentali Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, durante la XVIII edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA.

instagram iconView full post on Instagram

Da qui tutto é

vasto e

distante

ampiezza d'arma e

larghezza di prospettiva


Noemi Comi @noemicomi - www.noemicomi.com

L’acqua, diluita da un analogo desiderio di 'curare' la percezione del passato, con uno sguardo differente sul futuro, lambisce anche la Calabria rosa shocking di Noemi Comi (Catanzaro, 1996), decisa a riprendere il controllo di tradizioni e pregiudizi, vecchi come il mondo, con metafore a tinte forti e surreali, di paradossi e contraddizioni del nostro tempo. La fotografia concettuale e i percorsi multidisciplinari esplorati dell’artista visiva, avventurandosi nei territori della scienza, dell’antropologia culturale e dell’arte, scavano in usi e abusi di tradizioni e teorie, enfatizzandone croci e delizie, insieme alla complessità. Una costante sperimentazione che, dalla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, all’Accademia di Belle Arti di Brera, tocca le esperienze di pre-morte di Alba Lux, facendole scrivere ai soggetti direttamente sulle immagini, come descrive il processo di reincarnazione di Metempsicosi Plastica, sovrapponendo fotografia analogica e digitale.

noemi comi, homo saurus, folclore, teorie complottiste, sud italia, calabriapinterest icon
Noemi Comi, Homo Saurus
© Noemi Comi


Homo Saurus (ago 2020 - feb 2022) arriva a mettere in scena anche la visionarietà della cosiddetta 'Teoria del complotto rettiliano', con tutta l’acuta ironia necessaria alla teoria cospirativa che da sei decenni intrattiene la divulgazione di natura fantascientifica, pseudoscientifica e massmediatica, sull’invasione aliena di umanoidi rettiliani mutaforma, a capo dei governi di tutto il mondo. Gli alieni che sono tra noi, come noi, fatta eccezione per il coccodrillo (e il gonfiabile del progetto), unico animale del pianeta Nibiru a mantenere la forma rettile sul nostro pianeta, dominato dalla 'razza che cambia pelle ma mai vizio', mentre il progetto premiato, esposto e raccolto in un photo dummy, usa anche l’alfabeto rettiliano (pittogrammi che riproducono i movimenti dei serpenti durante l’accoppiamento), per fornire una lettura ironicamente intrigante del contemporaneo e del suo modo di affrontare misteri e complotti.

Lo stesso vale per il pelo dell’uomo e della donna di Lupus Hominarius, irsuto come la figura fantastica del licantropo nei racconti popolari e le storie orali della Calabria. Trasfigurati da Noemi Comi, facendo tesoro del pelo chiaro de 'U' Lupu Pampanu' di Satriano, scambiato spesso per un caprone, o di quello del marito licantropo che uccidere la sua sposa durante la prima notte di nozze, del lupo mannaro che interrompe la trasformazione se il suo dito viene punto in alcuni paesi della piana di Gioia Tauro, o della figlia del Barone Arena e moglie del Conte di Misano, nota come La Licantropa di Nicastro, anche in una vecchia guida turistica inglese del 1883. Rinchiusa in un castello di famiglia, dopo aver rivelato la sua natura bestiale e prima di morire arsa viva.

Lupus Hominarius riparte dall’origine di maledizioni e cliché, per rileggerne la contemporaneità, senza trascurare quello che ha sempre nutrito rituali e consuetudini. Tutto in viaggio con il progetto pluripremiato, di recente anche con il Sony World Photography Awards, tra i protagonisti della mostra itinerante, partita dalla Somerset House di Londra, in arrivo al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano (16 giugno - 3 settembre), mentre sarà al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno (17 giugno - 8 luglio) con i finalisti del Combat Price 2023, o al PhEST 2023 di Monopoli (1-2-3-settembre), per il premio collaterale, riconosciutole insieme al New Post Photography Award 2023.

noemi comi, lupus hominarius, folclore, sud italia, calabriapinterest icon
Noemi Comi, Lupus Hominarius
© Noemi Comi

Sei l'altalena di sentimenti d'origine

acquatica e sconosciuti

alla terra


Claudia Mozzillo @claudiamozzillo www.claudiamozzillo.com

Forse si può sfuggire alle malie di creature spaventosamente seducenti, o difendersi dalla loro scomparsa, come ha fatto Ulisse nel mito spiritualmente rivoluzionato da Franz Kafka, con Il silenzio delle sirene. Tappandosi le orecchie con la cera e "l’innocente gioia per i suoi astuti sotterfugi", più resistenti dei nodi che lo incatenano all’albero maestro della nave, il suo moderno Odisseo si difende dalla scomparsa degli Dei e del canto seducente delle sirene, fingendo di sentire quello che in realtà tace. Il racconto breve di Kafka lascia ogni lettore libero d'interpretare, riflessioni e metafore, sull’enigma celato dal silenzio delle sirene e la presunta finzione risoluta di Ulisse, nei confronti del canto di speranza e immaginazione, desideri e tutto quello che ci spinge a vivere e viaggiare. Tutto quello che da senso alle cose, valore al nostro stare al mondo e l’incanto dei sentimenti d’origine alla Siren Land di Claudia Mozzillo (Napoli, 1979).

Un luogo metafisico per galleggiare nel tessuto poeticamente visivo ed emotivo delle immagini, trasfigurando l’idea stessa dell’amore e della distanza, della sua Napoli e della famiglia. I confini si dilatano e confondono, ridisegnando gli orizzonti del reale, abbracciando agli elementi della sua sacralità, tra terra, cielo e mare. Quello che si agita sotto la superficie dell’acqua, ci nuota dentro e fa l’amore con il cielo, seguendo la corrente imprevedibile del desiderio, o il filo di storie che hanno ancora molto da raccontare di lei e di noi. Un luogo incastonato tra sogno e realtà, per il rapporto con la madre terra, che 'fa da filtro tra noi e gli altri', esorcizzando il processo doloroso ma inevitabile della lontananza, innescato dalla ricerca della propria identità ed esistenza.

La dimensione esplorata da Claudia Mozzillo, in modo artistico e concreto, mentre studia e lavora come art director e fotografa, a Roma e Londra, o come assistente delle trame al confine tra messa in scena della memoria e della fantasia di Paolo Ventura, nel suo atelier toscano di Anghiari, prima di tornare a vivere e lavorare a Napoli. Nella sua terra-casa-madre, dove la ricerca di natura introspettiva, antropografica e poeticamente creativa di Antonio Biasiucci, legata all’anima antica e moderna partenopea, la accoglie nella dimensione sperimentale della prima edizione del suo 'laboratorio irregolare’, quanto nel rituale domestico dei suoi salotti buoni. La stessa sensibilità, tocca le Nebule della stagione epidemica con sua figlia Olivia, o l’ironica riflessione e rappresentazione di Plastic dreams, capaci di cambiare anche il concetto di bellezza, insieme a quello di 'cura', tra statue da rifare e protesi giganti.

Anche quando le sue fotografie, non vengono donate per raccogliere fondi per famiglie con minori in difficoltà, insieme a campagne come #RICOMINCIODAUNAFOTO curata da Biasucci in collaborazione con il Museo Madre, Siren Land resta comunque una meta di deriva e approdo senza tempo. Perfetta per legarsi all’albero della propria nave e fingere di ascoltare il canto di speranza di sirene e divinità, nel vuoto lasciato dal dio denaro e tutto quello che resta incapace di comprare. Il canto del vento, del mare e lo spettacolo delle piccole come che accoglie nelle sue acque.

federica di giovanni, isola alicudi, isole d'invernopinterest icon
Federica Di Giovanni, isola Alicudi, Isole d’inverno
© Federica Di Giovanni

Spettacolo di piccole cosa

in forma di mare

e riva

sciame di minute onde distese

acqua per le mani

al viso

sorgente

acqua per sottrarsi


Federica Di Giovanni @federicadigiovanni_photo www.federicadigiovanni.com

Il canto del vento che increspa le onde del mare, incrostando di sale, le rocce, gli arbusti di cappero e le stagioni delle sue isole, compone anche la colonna sonora del viaggio nell'Arcipelago italiano delle Isole d'Inverno di Federica di Giovanni (Ponza, 1980). La mappa di un tesoro da cercare in frammenti di realtà e magia fuori stagione, dove non si nasce, non si muore e il tempo profuma di purificazione del pianeta sopraffatto dalla specie umana, in compagnia di uno scrittore-poeta dal cuore partenopeo come Erri De Luca, a co-introdurne il raccolto e racconto d'immagini, nelle pagine del libro edito da Crowdbook.

federica di giovanni, cani randagi sulla spiaggia dei conigli di lampedusa, isole d'invernopinterest icon
Federica Di Giovanni, Cani randagi sulla spiaggia dei Conigli di Lampedusa, Isole d’inverno
© Federica Di Giovanni

L'introduzione di De Luca si estende anche alle definizioni d'isola apprese a Ischia, come quella «dove vanno a spasso i cani sciolti». Liberi di vagare e cambiare le coordinate stesse del viaggio, la mappatura del vicino che rimane lontano, alla ricerca dell’essere isolano come condizione, di nascita e temperamento per Federica di Giovanni. Fotografa freelance dal 2008, per grandi aziende, testate internazionali e progetti personali, interessati alla natura dell’essere umano e le cartoline della nostra quasi isola, che rivoluziona con sguardi puntati sulle discoteche di looking for, o l’anima collettiva dell’innocente zingaropoli di non clandestini in vacanza di Camping Italia, pronta a barattare lo spirito nomade con i confort di quello stanziale, nell’ora di cena e del telegiornale, tra creme doposole, zampironi e luci a neon. In futuro, forse anche sulle leggende metropolitane che abbracciano i chioschi di fiori sempre aperti di Roma.

federica di giovanni, incrocio strada panoramica di lampedusa, isole d'inverno pinterest icon
Federica Di Giovanni, Incrocio strada panoramica di Lampedusa, Isole d’inverno
© Federica Di Giovanni

Il suo viaggio nelle Isole d’Inverno, parte dal puzzle di una battaglia navale, appeso al muro di casa del nonno pescatore Silverio, tra le immagini di santi e le fotografie di matrimoni. Un puzzle di quelli difficili, dai colori tenui e sfumati, completato e rifatto a pezzi nelle sere d’inverno, tenendo la numerosa famiglia, riunita intorno alla tavola sgombrata dai resti della cena. Questa storia d’isola e di famiglia, raccontatagli dal padre Michele, spinge la nipote di nonno Cucumetto a navigare le isole minori dell’arcipelago italiano, vivendone il quotidiano fuori stagione, lontano mille miglia dai cliché su paradisi estivi e lande desolate invernali. Cambiando traghetto, mai l’obiettivo del viaggio, la fotografa fa tappa tra Egadi e Tremiti, gli scogli dell’Isola di San Pietro dopo la tempesta e il Gran Cratere fumante dell'isola di Vulcano. Il Carcere di Terra Murata (tra le località narrate da Elsa Morante con L’isola di Arturo) e i faraglioni della spiaggia di Ciraccio, a Procida, Capitale italiana della cultura 2022.

federica di giovanni, faraglioni della spiaggia di ciraccio, procida, isole d'inverno pinterest icon
Federica Di Giovanni, Faraglioni della spiaggia di Ciraccio, Procida, Isole d’inverno
© Federica Di Giovanni

Naviga tra gli orizzonti di Capraia e le notti stellate guardate dall’Apecar di Vincenzo, il più giovane pescatore di Linosa, mentre Enzo Merlino ha ormeggiato per anni nel porto di Ginostra, il più piccolo del mondo. Guidata dal vento, la fotografa naviga anche il mediterraneo di Sicilia, lungo l'itinerario segnato dalla banderuola di Lampedusa, nell’arcipelago più meridionale delle Pelagie, o i panni stesi sull’orizzonte di Alicudi, facendo qualcosa di analogo nell’isola più occidentale di quello eoliano. Io riparto dalle atmosfere più liriche della Sicilia, mentre il viaggio di Federica continua, con nuove tappe, altre isole e probabilmente un nuovo libro, tra vecchi premi e nuove mostre, arrivate in passato fino in Finlandia.

isole eolie, la pesatura dell’acqua, martha micalipinterest icon
Martha Micali, Isole Eolie, la pesatura dell’acqua
© Martha Micali

Sei riconosciuto

nell'apparirsi

imprevedibile


Martha Micali @martha_micali - https://marthamicali.wixsite.com/marthamicali/projects

Il paesaggi emotivi e sensoriali delle brevi poesie che accompagnano questo viaggio a sud, seguono la corrente liquida e lirica che irrompe ovunque, dando ritmo e respiro a quella visiva di fotografie e collage della messinese Martha Micali con La pesatura dell’acqua. Un lavoro da visionari che continua a sfidare i limiti dello sguardo, dell’immagine e dell’immaginazione, con la pratica autoriale e sperimentale che investe arti visive ed editoria indipendente, con l'autrice decisa a dare forma anche all'astrazione del metafisico, la libraia che collabora con lo spazio di ricerca e curatela su fotolibri e libri d’artista della Libreria Marini di Roma, la co-fondatrice con Klim Kutsevskyy, della casa editrice indipendente DITO Publishing.

martha micali, la pesatura dell’acqua , fotografia, isola di salina, arcipelago eolie, isole siciliapinterest icon
Martha Micali, la pesatura dell’acqua
© Martha Micali

La pesatura dell’acqua, raccolta nelle pagine del piccolo libro d’artista a tiratura limitata di 30 copie, alterna poesie e collage. Visioni e immersioni, introdotte dal breve testo sui margini che slittano di Eleonora Scoti Pecora, insieme alla 'Psicostasia acquatica' di Andrea Cafarella, sfiorando la formula segreta del rituale acquatico di pesatura dell’anima, che non riguarda solo chi condivide ben più dello stesso mare, sin dalla nascita, come Martha e Andrea.

"[...] una rituale pesatura dell’anima con l’acqua, un confronto spirituale con il divino Mare. Su un piatto della bilancia il cuore, sull’altro l’infinito pèlago. Difatti, le dieci brevi poesie che compongono questa raccolta suonano come una preghiera, una nenia mistica che si rivolge alla divinità acquatica. Non bisogna però lasciarsi abbindolare da facili associazioni [...] la poesia di Martha è una poesia preistorica, primordiale. Non primitivista, e nemmeno automatica. Si riferisce più che altro a una memoria materica, per cui le parole diventano pietre, rune da osservare nella loro unicità." Andrea Cafarella

the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italia
Martha Micali, la pesatura dell’acqua, collage, installazione Libera+soon, locali Roma
© Simona Marani
the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italia
Martha Micali, la pesatura dell’acqua, fotografia e poesia, installazione Libera+soon, Roma
© Simona Marani

La pesatura dell’acqua, abbraccia ogni afflato e frammento, poetico, grafico e visivo, nato sull’isola di Salina e affidato alla corrente di segni e visioni del viaggio espositivo, curato dall’artista visuale Eleonora Scoti Pecora con Elisabetta Remondi, negli spazi del suo Caffè.Shop.Gallery Libera+soon di Roma (fino alla fine di giugno). Accogliente come l’oceano, durante la colazione, il pranzo, la merenda, l’aperitivo, la cena, spuntini e pause caffè a tutte le ore.

the water cures, parallel eyes, alessia rollo, fotografia sperimentale, tradizioni sud italia
Martha Micali, la pesatura dell’acqua, Caffè.Shop.Gallery Libera+soon, Roma
© Simona Marani
martha micali, la pesatura dell’acqua, caffèshopgallery liberasoon, roma
Martha Micali, la pesatura dell’acqua, Caffè.Shop.Gallery Libera+soon, Roma
© Simona Marani

"L’acqua va ovunque, libera di esplorare e riempire, di esaurire la ricerca e proseguire a trovare nuove vie da percorrere. Non è condizionata che dalla sua stessa pressione, ricerca lo spazio e lo attraversa. [...] Incredibile per me come guardando e leggendo le opere di Martha Micali questo arrivi subito. Non cerco qualcosa che mi accompagni a capire, riferimenti o indizi. Lei ti agguanta e la sai. [...] Nel suo non pretendere di conoscere, di sapere prima, di re-citare, ti invita con sé in un viaggio di cui non sa ancora. In cambio si offre disarmata, come te, mentre l’irraccontabile attraversa entrambe. Come quando nell’ultima indimenticabile estate d’infanzia ci spingiamo un po’ più in là a scoprire il campo bollente e misterioso dietro casa. Paura feroce bisogno di andare, l’anno prossimo saremo troppo grandi per farlo di nuovo ma non lo sappiamo ancora." Eleonora Scoti Pecora

martha micali, isole eolie, la pesatura dell’acquapinterest icon
Martha Micali, Isole Eolie, la pesatura dell’acqua
© Martha Micali

si offre dentro

la posatura dell'acqua

gratitudine

Tutte le poesie sono estratte da La pesatura dell’acqua, libro d’artista a tiratura limitata di Martha Micali